2010 - Atelier Svojc

 

La scultura in pietra, che sta alla base dell'attività artistica dello scultore capodistriano Vojc Sodnikar Ponis, è presente sulla scena artistica Istriana già da lunghi anni come prassi artistica specifica ed autonoma. Lavorare la pietra, come naturale e spontanea conseguenza delle possibilità del territorio e della pietra istriano-carsica, ha naturalmente profonde radici nella tradizione locale. Quest'ultima è fondamentalmente rappresentata da un gran numero di maestri della pietra che, per approccio formale e tecnica di lavorazione, padroneggiano perfettamente la materia litica. La desiderata e attesa armonia della forma con la »materialità della materia« rappresenta la caratteristica prima delle potenzialità espressive qui presenti. Le problematiche trattate poi, che sono suggestivamente piene e attraenti e come costante sintomatica si piegano allo sfarzo strutturale della pietra, rappresentano quegli approcci artistici individuali che si sviluppano in una confessionale artistica del tutto personale. Sodnikar si annovera tra quegli scultori del Litorale sloveno, che negli ultimi anni molto attivamente sostengono tali approcci visto che la sua creatività attuale sfocia in un ricco opus di artefatti in pietra.

La sua serie di sculture da noi presentata due anni addietro presso il Palazzo Pretorio di Capodistria, era »dedicata« alle onde. Il contenuto di queste opere, eseguite in vari tipi di pietra dal granito all'arenaria, è piuttosto palese visto che le forme legate all'acqua e al mare sono più che evidenti. Ciò significa che le forme ondulanti, a conchiglia e a chiocciola, risaltano e sono bene evidenziate. Ripetiamo quanto era stato detto in quell'occasione: »la riproducibilità mimetica delle conchiglie di grandi dimensioni, colloca Sodnikar tra i grandi dominatori della materia, mentre la componente estetica è uno spiccato elemento di confessione. In quanto a significati artistici più reconditi è invece più convincente nelle sculture dalle forme ondulatorie. L'ondulazione, che mantiene la distanza con la realtà, sembra essere infatti più adeguata a mediare le suggestioni artistiche più complesse. La poetica personale che dipana il filo della confessione di Sodnikar, gravita verso il campo dell'attaccamento alla natura ma in senso artistico possiede un significato più ampio.«

Un modo abbastanza diverso di lavorare la pietra è applicato nella serie di sculture della mostra che presentiamo in quest'occasione. Sodnikar si esprime in una forma geometricamente pura e razionale. L'indirizzo lineare e pianeggiante sostituisce la precedente spontaneità della struttura morfologica e apre un nuovo segmento che culmina in grandi dimensioni e contenuti. La precisa armonia e la collocazione delle singoli parti nell'insieme, negli artefatti bipartiti di solito sfocia in un contesto espressivo che l'artista accomuna sotto il comun denominatore dal titolo »Vento«. La leggerezza accentuata dalla raffinata sottigliezza delle lastre di pietra e la particolare lavorazione a tratteggio, ci rivolge associativamente all'esperienza della ventosità catturata, forse di una movimentata immagine delle vele gonfiate dal vento... Ad ogni modo, la quota astratta di queste creazioni è aperta all'esperienza generale e alla comprensione della scultura attraverso tematiche che toccano l'interminabile campo delle osservazioni umane, delle coscienze esistenziali, della scoperta della sua propria essenza esistenziale in natura e in noi stessi. Si potrebbe qui riaprire la problematica del tempo che sfocia nell'infinito illimitato visto che l'insieme dei contenuti della scultura in pietra è insito già nella materia stessa. La consapevolezza della materia, rappresenta per Sodnikar un ampio rifugio di confessione contenutistica in cui credere e in questa consapevolezza, già nella sua prima fase elementare, rivela l'incondizionata positività della creazione.

L'affermazione delle opere esposte, si esprime sicuramente attraverso una confessione fondata e suggestiva, il cui basilare campo di sviluppo è rappresentato dal completamento della forma nell'ambito della materialità. L'arte di levare è una sfida collaudata che già da secoli unisce l'artista e la materia scelta. La massa, che può essere molto rude, dura e indomabile, con lunghi anni di esperienza artistica, diventa una specie di infinito campo operativo dove hanno un loro ruolo sia la massa voluminosa che la superficie. La sfida dell'artista, che in senso stilistico è sempre visibile, risiede nella ricerca della »sofficità« acquisita, ovvero della trasparenza litica. Un supporto di questo linguaggio espressivo è rappresentato anche dalla citata lavorazione della superficie. La forma è il contenuto fondamentale, ma la gradazione lineare dell'»epidermide« della pietra, che nella serie delle opere presentate è sempre presente nella peculiare decoratività del campione reticolare, si riflette come »epidermide« che ha un carattere quasi da palinsesto. Conferisce movimento che però si arresta nella resistenza, nella staticità e nel peso della pietra ma allo stesso tempo forse agisce anche in funzione di portatore simbolico di un messaggio nascosto, arricchisce insomma il segmento spaziale dell'oggetto artistico. La storicità posseduta dal corpo litico, nella sua esistenzialità primaria si trasporta e si sedimenta spontaneamente nella sfera mentale attraverso il contenuto, attraverso il »messaggio nascosto«. Fino a dove può viaggiare il pensiero nella massa di pietra è una domanda alla quale non vi è risposta. L'armonia dell'oggetto formato che si oppone al tempo è qui fondamentale. La serie di Sodnikar si basa sulla tradizione che è riscontrabile nel rapporto tra la maniera d'esecuzione e l'atto finito. Il nuovo modello della narrazione che cambia la più ramificata e disinvolta morfologia »figurale« delle opere precedenti, nelle statue dinnanzi a noi, si chiude in una stilizzazione più radicale del profilo lineare. La linearità pianeggiante geometrica e cubica può invece essere, secondo un approccio scultoreo minimalista, nella sua complessità fenomenologica anche espressiva. L'artista consente una maniera espressiva tracimante visto che le interessanti composizioni a volte sono sgravate nei frammenti rifiniti grossolanamente.

Dietro all'opera d'arte, in presenza di emozioni, c'è sempre la ricerca della verità. Il contenuto confessionale delle statue dinnanzi a noi, si apre, attraverso vari parametri, in tutta l'interezza delle forme materializzate e in tal modo riflette in vasto piano.

Dejan Mehmedovič
critico d'arte

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