Mostra Vento

 

2010 - Atelier Svojc

 

IL VENTO NELLA PIETRA

Quando parliamo di uno scultore prima di tutto analizziamo il materiale con il quale lavora poiché buona parte della risposta alla domanda sul suo modo di intendere l'arte è insita nel materiale da lui prescelto. Tra tutti gli artisti di arti figurative infatti lo scultore è quello che è il più »puramente« creativo visto che crea, da una inerte massa tridimensionale, la figura tridimensionale ovvero il racconto. Il materiale usato dallo scultore è di solito in stretto legame con il luogo in cui vive ovvero con la tradizione locale. La pietra, come materiale, allude alla monumentalità ma non necessariamente, può essere infatti usata anche come intima plastica d'ambiente. Creare nella pietra richiede una grande disciplina creativa visto che errori e correzioni praticamente non sono ammessi. Narrare nella pietra significa associare l'occhio dell'artista con la mano di un artigiano abile e fiero.

Il credo creativo di Vojc Sodnikar Ponis risiede nell'espressione del movimento nella materia statica. I cicli delle sue opere "levate" dalla pietra naturale ricavata nelle cave di Lipica, Repen e dell'Istria, alludono alle onde del mare, al linguaggio del vento. Nelle piccole plastiche lavorate molto finemente, lo scultore abbozza i vari gradi di movimento dell'aria. Il punto di partenza è la calma di vento rappresentata orizzontalmente e in un solo pezzo. Nella fase successiva questa pacatezza viene movimentata e si intensifica con il nuovo elemento della sottile ala di pietra, che con ogni plastica successiva è sempre più eretta e dinamica. Finché nella fase finale non raggiunge la sua libertà liberatoria nel rapporto orizzontale - verticale.

Come, quasi un secolo fa, Constantin Brancusi raffigurò il volo degli uccelli nello spazio, così Vojc Sodnikar Ponis in maniera del tutto personale raffigura nella pietra il volo del vento sopra il Carso, l'Istria e il mare. In maniera tipica  e persuasiva.

»Levare dalla pietra la forma che è in lei« per Michelangelo significa intravvedere questa forma e levarla senza errori.

Mostra - Pietra morbida e leggera

 

29 maggio 2014 - Atelier Svojc

 

La pietra è la materia e il mezzo attraverso il quale, già da molti anni Vojc Sodnikar Ponis si esprime artisticamente. A proposito dei legami, anche molto forti, con l'area istriana, già si è detto in altra occasione. Tuttavia, "l'istrianità", che qui è molto importante, rappresenta allo stesso tempo, per suggestività e carattere, una specifica caratteristica. La forza di carattere, che in Istria è indiscutibilmente di casa, si esprime (in una sorta di rapporto basilare con il senso per il materiale che caratterizza Sodnikar) anche nei contenuti che lo scultore vuole conferire alle opere di questo ultimo ciclo.

La pietra è la materia tradizionale (fisica e ideale), che contraddistingue la scultura del Litorale probabilmente fin dall'antichità ad oggi. L'onnipresente architettura edile gotica ma anche gli ornamenti interni e gli esterni delle chiese barocche e non infine la tradizione scultorea contemporanea di Forma viva... sono tutti strettamente legati alla pietra.

Nel contesto della lotta con la materia e nell'ambito delle concezioni naturalistiche e/o astratte che conosciamo dai precedenti cicli scultorei di Sodnikar, l'apparenza ovvero l'inganno dell'occhio (trompe- l'oeil) è una specie di conseguenza spontanea dell'idea. L'elemento speculativo applicato in questo suo ultimo ciclo si basa invece sul simbolo. La narratività, il racconto, è qui molto complesso poiché è espressione metaforica della negazione della realtà "la morbidezza della durezza", testamento simbolico dell'oggetto e dell'importanza dello spazio nel quale l'autore lo colloca: il vuoto o la cornice. Come se vi sia qualcosa di storto, di capovolto, di irreale e insolito. La già menzionata testardaggine istriana, questo tener testa alla realtà, è probabilmente qualcosa di essenziale e si realizza in un'idea di vasto respiro. Forse sarebbe un po’ troppo azzardato parlare di teoria del vuoto, che da secoli è "coltivata" dalla filosofia orientale cinese (Zhou Dunyi), coreana (Yi I, Yi Hwang) e giapponese. Eppure lo scarto dalla realtà o perlomeno da un altro punto d'osservazione è, quale paradigma fondamentale del gesto artistico, in questo contesto un gesto molto affine.

 I "cuscini" in pietra di Sodnikar sono soffici e privi di peso: morbidi e leggeri. Tutti sappiamo che è cosí solo all'apparenza ma è proprio questo il loro fascino e il loro concetto. È la fiaba della principessa alla quale nemmeno dieci materassi avevano dato il sonno perché c'era qualcosa di duro in fondo al letto. È il racconto di una capacità sensitiva tanto estrema e delicata che il materiale ti si sottomette, si flette, si piega e da duro diventa morbido e soffice. Questa è la storia del cuscino di pietra che può essere abbracciato e stretto da una semplice fune che pende nella cornice del quadro o rimane catturato in una gabbia...

Sodnikar lavora la pietra sempre in maniera perfetta. La pietra, il marmo bianco, grigio, marrone o nero è sempre lucente e la sua superficie perfettamente lucidata è tattilmente accattivante. Lo scultore insegue la forma oggettiva per raggiungere il realismo totale. A monte del lavoro di Sodnikar è sempre presente la concezione che gli fa perfezionare la sua arte attraverso l'oggetto artistico. Nella concezione tradizionale, l'arte parallelamente alle altre prassi pittoriche attuali, può ancora realizzarsi in tutta la sua forma di senso e contenuto, in forma di oggetto concreto, eseguito e presentato alla maniera scultorea classica. Forse è addirittura possibile intuire la personalità dell'artista, che attraverso il manufatto ostenta la propria superiorità: l'oggetto artistico è un prodotto che non può essere realizzato da chiunque; il livello artistico è definito dalla capacità esecutiva oggettiva e non in base a  dichiarazioni o speculazioni. Ma, come abbiamo già più volte avuto modo di sottolineare, è proprio a questo punto che ci si imbatte nella questione della funzione dell'opera d'arte e dell'artista...

Nel contesto della creatività artistica, siamo dinanzi ad un'attività visiva molto suggestiva e personale, che passa spontaneamente dalla riproduzione della natura (conchiglie) all'alleggerimento e alla dissoluzione della forma, per sfociare in qualcosa di completamente matematico, una specie di matrice concettuale ambientale e strutturale che però ritorna nuovamente all'oggettività alla figuratività... In questo caso la pietra può essere come un simbolo. Anche nella sculture di piccolo formato Vojc Sodnikar Ponis prepara la pietra a raccontare la sua storia. Questa volta è, probabilmente, il racconto di un sogno. Un sogno nel quale il mondo è cosí com'è ma anche diverso.

Mostra 7-2 (Vento)

 

25 ottobre 2012 - Atelier Svojc

 

L'astrattismo, il razionalismo, e i concetti di pensiero sono i criteri "a monte" che determinano i contenuti della più recente scultura di Sodnikar. Naturalmente la scultura in pietra è il campo in cui l'artista si esprime maggiormente e che conferisce un senso di unitarietà a tutto il suo lavoro. Questo significa, che nonostante il vago sapore esoterico e di ricerca è l'aspetto materiale a rimanere sempre in primo piano. I sette cerchi "apparentemente" incisi nel pavimento a formare una specie di rosetta, spiegano il concetto e la collocazione del presente artefatto. La misura base delle circonferenze è il metro e tutta la struttura è concepita da un predeterminato modello matematico. L'idea fondamentale dello scultore risiede nel concetto di ambiente come "massa negativa" dove i vuoti immaginari creano un manco, una mancanza di volume che tra i cerchi immaginari è colmata dalla massa di pietra.

Il complesso è costituito da sette colonnine da un metro, in pietra, e già così ricorda la suggestività e grandiosità dei templi preistorici. Quasi spontaneamente siamo invitati ad associarlo all'astrale e al rituale. Il rituale invero allude ad un misterioso compito da svolgere ma questo è soltanto una parte della suggestività che proviamo. Le »pietre verticali« sono modellate con maestria ed hanno una vita propria particolare, aggiuntiva.

Il lavoro dell'artista è sempre un processo in divenire in cui Sodnikar è piuttosto veloce poiché i suoi postulati contenutistici cambiano regolarmente. L'espressione artistica deve essere il riflesso dell'esperienza che comprende l'esistenza, comprende la realtà e quindi possiede uno sviluppo continuo e una fenomenologia esistenziale e mutevole. Sodnikar è classico, modernista. La definizione di modernista apre poi tutto un dibattito riguardo alla categoria spazio-tempo. La linearità dello spazio volumetrico distinto è dimenticata. La ripresa visiva non è più rilevante poiché risponde soltanto in parte alla problematica della „tetradimensionalità“ dell'esistenza. I cambiamenti sono una caratteristica essenziale dell'esistenza che portano alla purezza assoluta del media (Lucio Fontana- Manifiesto blanco : „arte sulla quale i nostri punti di vista, le nostre idee sull'arte, non possono influire“). 

Ma le risposte non fanno che aprire domande nuove. Nell'esempio concreto potremmo dire che in fondo si tratta sempre di venerazione della natura in tutte le sue modalità - la natura va intesa naturalmente nel significato di natura naturata e natura naturans insieme (quando il divino non disloca l'umano ma lo integra: indivisibilità nell'esistenza e nella comprensione). L'obbiettività risiede quindi nell'assorbimento del rapporto natura- uomo ovvero più precisamente nella determinazione e nella sublimazione di questo rapporto. Rapporto natura-uomo ovvero »la parabola dell'esistenza«, che nella filosofia conta una serie infinita di varianti e variazioni, poiché trattasi di un prodotto che ancora dall'apeiron di Anassimandro si trasforma regolarmente in infinito, inafferrabile, Uno, Dio oppure in maniera del tutto rilevante in fenomenologia husserliana o simbolo psicoanalitico. L'origine, l'inizio, l'essere e l'essenza. Quasi obbligatoriamente la ragione si sottopone al misticismo, al rituale che appaga le aspettative e placa gli spiriti. Questo è il cerchio dell'inevitabilità.

Nell'ambiente istriano, la scultura di Vojc Sodnikar Ponis già da anni si presenta come poetica artistico-figurativa specifica e autoctona. Ma di questo abbiamo già scritto. Il percorso del suo sviluppo è molto impetuoso; in breve tempo è passato da oggetti piuttosto mimetico-figurativi a creazioni completamente astratte e, ultimamente come già detto, conduce verso una realtà alquanto surreale. Astrazione dell'astratto. Astrarre, pensare radicalmente quindi, così Gorazd Kocijančič. Sicuramente radicalità di pensiero ma l'opera d'arte non sopporta vincoli. La sua storia è vivace, dinamica. Non accetta la radicalità del pensiero razionale, ma forza giocosamente il suo racconto in varie direzioni.

Insomma l'opus 7+2 di Sodnikar ha "studiato bene" le categorie di origine, causa ed effetto. Tutto è vero: il presagio di uno spazio mancante, la dinamica della forza e una certa pressione di vuoto, bilanciamento delle forte energetiche... Ma tutto è come il colore del suono e del movimento, astrazione non soltanto astratta ma anche emotiva. L'esperienza è riempita da infiniti elementi, piccoli segmenti che superano la qualità dell'idea e funzionano, agiscono parallelamente.

Prima di tutto c'è la pietra  il „protoplasma“. Punto di partenza che precede il primo punto di partenza. Di quel punto di partenza quindi che, nel caso nostro, è il regolamento dello spazio creativo. Spazio dell'urbanità, che come conseguenza dell'idea, traccia i limiti dell'armonia con la natura. Quello che è la ricerca del fondamento comune dell'essere comune, che dentro l'idea esposta è il positivo nel negativo, è nel caso concreto della settima colonnina, la ramificata dinamica dei campi suggestivi. Forza, forza, e ancora una volta forza che assieme alla volontà dello scolpire, nella pietra diventa sublimazione della »luce della materia«; bellezza rurale che in primo luogo ispira emozioni. La superficie, che ha quasi il ruolo di colorito e alla quale Sodnikar dedica particolare attenzione, in gran parte segue il modello tratteggiato degli arazzi medievali e apre un capitolo nuovo di rievocazione del passato. Ma il parallelo effetto spaziale, non soltanto quello dell'idea principale, ma nel senso della suggestione della grandezza della pietra lavorata, è soprattutto un elemento di espressione. Con il progetto 7+2 Sodnikar entra nel mondo della costruzione figurativa pura anche se l'allontanamento dai paradigmi di autonomia può essere alquanto pericoloso. Nell'opera trattata la forma è piuttosto lineare e, nonostante la curvatura della planimetria, non abbastanza espressiva ma alquanto timida. Il che significa che la razionalità può essere a volte un freno. Entriamo nell'astrattismo ma in una maniera non oberata dalla disposizione. L'armonia tra intelletto e cuore è di fondamentale importanza.

In altre parole, l'evoluzione creativa ha condotto Sodnikar ad un crocevia in cui deve decidere dove indirizzare con più decisione, la sua maestria. La domanda è che cosa, nel caso specifico, potrebbe portare l'astrattismo. La libertà della forma è senz'altro allettante ma una lieve nota figurativa, pur nell'ambito di una grande libertà, è solitamente benvenuta. Nel concreto le emozioni sono forse sfidate.

Mostra 7-2 (Vento)

 

25 ottobre 2012 - Atelier Svojc

 

Vojc Sodnikar Ponis

7 – 2, le cifre con cui la materia si fa struttura di pensiero.

Scultore per vocazione istintiva, in anni di febbrile ricerca Vojc Sodnikar Ponis ha maturato una consapevolezza che gli consente di affidare la riflessione plastica all’immediatezza dello scolpire e dell’individuare l’immagine all’interno del blocco di pietra; la sua poetica è segnata da una stretta fedeltà ai principi creativi ispirati a una purezza ascetica. L’artista studia preventivamente la materia nella quale sa leggere il presagio dell’opera da realizzare; così organizza un piano ideativo di profondo nesso tra ritmo e spazio, tra allusione metaforica e animazione formale, tra semplici presenze verticali e segni peculiari che le distinguono. Il bell’equilibrio si attua tra le tensioni minimaliste e lo slancio costruttivo dei volumi, inseriti in precise logiche di figure composte. Il processo di riduzione non è mai spinto al limite dell’azzeramento, semmai verso una marcata attenzione alle superfici, dove tracce di scrittura sono ben visibili in un contesto seriale che esibisce una sorta di tramatura in rilievo; qui Vojc Sodnikar Ponis imbriglia l’emozione che sta alla base del suo lavoro artistico.

Nell’attuale rassegna, la galleria diventa una sorta di contenitore testimoniale, dove lo sguardo dell’osservatore consuma - dentro una cornice architettonica “sacrale” - la sensazione dell’avvolgimento, variabile secondo il punto di vista in cui si colloca.  Sette elementi lapidei si ergono con sviluppo verticale a sottolineare la “magia” di uno spazio dove un cerchio virtuale a pavimento è “tracciato” per allusione dalle facce interne arcuate delle sculture, poste lungo un’intuibile circonferenza. Il tutto nasce da un’operazione mentale di forte impatto razionale: il progetto iniziale parte dalla considerazione di sette cerchi sul pavimento, sei dei quali dislocati in maniera da formare, con gli spazi risultanti dalla loro tangenza, delle figure; queste, opportunamente ridotte per eliminare alcuni angoli acuti, costituiscono la sezione su cui si eleva ogni singolo elemento in pietra di Lipica. In tal modo l’opera “7-2” (composta da 7 piccole colonne, disposte in 2 corpi in stretta relazione fra loro, grazie alla rotondità di base dichiarata dal loro sistemazione ) mostra in maniera articolata la dialettica tra la materia e l’ambiente dove è installata. E poi ci sono gli apporti della luce sulle superfici, mosse e scheggiate con una specie di tratteggio o zigrinatura; il ritmo spaziale non è mai uguale a se stesso, nella sequenza in senso circolare di corpi simili, ma diversi per struttura formale e per condizione epiteliale (la “pelle” della scultura), eppure accomunati dal fatto di situarsi con una faccia arcuata sulla medesima circonferenza, quella che alla base dell’installazione si intravede nella disposizione in circolo di sei opere. La settima è un po’ più defilata, inserita nello spazio di incontro e tangenza del cerchio più esterno con uno di quelli ipotizzati ad anfiteatro. Così l’artista, proteso a smuovere la geometria dalla sua concezione di fissità, produce nello spazio dell’evento una musicalità e un equilibrio tra il classico e l’archetipo. L’opera ha una sua natura semplice e una complessa; da una parte esiste la singola stele che si innalza ingaggiando con la luminosità dell’ambiente una sua specifica dialettica, dovuta anche alla tramatura dei segni, alle porzioni levigate e a quelle ruvide; dall’altra parte una visione grandangolare dell’installazione dà l’idea che i singoli elementi riescono a vivere armonicamente tra loro, esprimendo l’indizio simbolico di un’aspirazione a un mondo concorde; essi interagiscono, si incontrano e si confrontano realizzando una struttura compositiva dove si parla il linguaggio ascetico di forme stabili, avvitate a volumi che si “muovono” sulla forma arcuata della faccia con cui si guardano e sulla diversità strutturale delle altre.

Il pensiero di Vojc Sodnikar Ponis, tradotto nella cifra scultorea intitolata “7 – 2”, sembra invitarci a entrare in questo “tempio profano” dove è possibile partire dall’idea di armonia che lo permea per assaporare un ottimismo, nel quale giace una speranza in orizzonti migliori, grandi assenti nelle drammatiche flessioni dell’era contemporanea.

OneAll Social Login

Onlain free bet offers here.