29 maggio 2014 - Atelier Svojc

 

La pietra è la materia e il mezzo attraverso il quale, già da molti anni Vojc Sodnikar Ponis si esprime artisticamente. A proposito dei legami, anche molto forti, con l'area istriana, già si è detto in altra occasione. Tuttavia, "l'istrianità", che qui è molto importante, rappresenta allo stesso tempo, per suggestività e carattere, una specifica caratteristica. La forza di carattere, che in Istria è indiscutibilmente di casa, si esprime (in una sorta di rapporto basilare con il senso per il materiale che caratterizza Sodnikar) anche nei contenuti che lo scultore vuole conferire alle opere di questo ultimo ciclo.

La pietra è la materia tradizionale (fisica e ideale), che contraddistingue la scultura del Litorale probabilmente fin dall'antichità ad oggi. L'onnipresente architettura edile gotica ma anche gli ornamenti interni e gli esterni delle chiese barocche e non infine la tradizione scultorea contemporanea di Forma viva... sono tutti strettamente legati alla pietra.

Nel contesto della lotta con la materia e nell'ambito delle concezioni naturalistiche e/o astratte che conosciamo dai precedenti cicli scultorei di Sodnikar, l'apparenza ovvero l'inganno dell'occhio (trompe- l'oeil) è una specie di conseguenza spontanea dell'idea. L'elemento speculativo applicato in questo suo ultimo ciclo si basa invece sul simbolo. La narratività, il racconto, è qui molto complesso poiché è espressione metaforica della negazione della realtà "la morbidezza della durezza", testamento simbolico dell'oggetto e dell'importanza dello spazio nel quale l'autore lo colloca: il vuoto o la cornice. Come se vi sia qualcosa di storto, di capovolto, di irreale e insolito. La già menzionata testardaggine istriana, questo tener testa alla realtà, è probabilmente qualcosa di essenziale e si realizza in un'idea di vasto respiro. Forse sarebbe un po’ troppo azzardato parlare di teoria del vuoto, che da secoli è "coltivata" dalla filosofia orientale cinese (Zhou Dunyi), coreana (Yi I, Yi Hwang) e giapponese. Eppure lo scarto dalla realtà o perlomeno da un altro punto d'osservazione è, quale paradigma fondamentale del gesto artistico, in questo contesto un gesto molto affine.

 I "cuscini" in pietra di Sodnikar sono soffici e privi di peso: morbidi e leggeri. Tutti sappiamo che è cosí solo all'apparenza ma è proprio questo il loro fascino e il loro concetto. È la fiaba della principessa alla quale nemmeno dieci materassi avevano dato il sonno perché c'era qualcosa di duro in fondo al letto. È il racconto di una capacità sensitiva tanto estrema e delicata che il materiale ti si sottomette, si flette, si piega e da duro diventa morbido e soffice. Questa è la storia del cuscino di pietra che può essere abbracciato e stretto da una semplice fune che pende nella cornice del quadro o rimane catturato in una gabbia...

Sodnikar lavora la pietra sempre in maniera perfetta. La pietra, il marmo bianco, grigio, marrone o nero è sempre lucente e la sua superficie perfettamente lucidata è tattilmente accattivante. Lo scultore insegue la forma oggettiva per raggiungere il realismo totale. A monte del lavoro di Sodnikar è sempre presente la concezione che gli fa perfezionare la sua arte attraverso l'oggetto artistico. Nella concezione tradizionale, l'arte parallelamente alle altre prassi pittoriche attuali, può ancora realizzarsi in tutta la sua forma di senso e contenuto, in forma di oggetto concreto, eseguito e presentato alla maniera scultorea classica. Forse è addirittura possibile intuire la personalità dell'artista, che attraverso il manufatto ostenta la propria superiorità: l'oggetto artistico è un prodotto che non può essere realizzato da chiunque; il livello artistico è definito dalla capacità esecutiva oggettiva e non in base a  dichiarazioni o speculazioni. Ma, come abbiamo già più volte avuto modo di sottolineare, è proprio a questo punto che ci si imbatte nella questione della funzione dell'opera d'arte e dell'artista...

Nel contesto della creatività artistica, siamo dinanzi ad un'attività visiva molto suggestiva e personale, che passa spontaneamente dalla riproduzione della natura (conchiglie) all'alleggerimento e alla dissoluzione della forma, per sfociare in qualcosa di completamente matematico, una specie di matrice concettuale ambientale e strutturale che però ritorna nuovamente all'oggettività alla figuratività... In questo caso la pietra può essere come un simbolo. Anche nella sculture di piccolo formato Vojc Sodnikar Ponis prepara la pietra a raccontare la sua storia. Questa volta è, probabilmente, il racconto di un sogno. Un sogno nel quale il mondo è cosí com'è ma anche diverso.

Dejan Mehmedovič
critico d'arte

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