11 novembre 2008 - Palazzo Pretorio – Capodistria

 

Le sculture di Vojc Sodnikar Ponis nascono indubbiamente della predisposizione di un’attività artistica classica che vuole impostare la produzione scultorea dal punto di vista della capacità di eseguire un prodotto, cioè un’opera d’arte che finisce nell’ artefatto, in un oggetto d’arte. Nel caso concreto ciò significa che sullo sfondo dell’attività trattata ci sarebbero da scoprire due principi dai quali partire: l’importanza della tecnica, cioè la lavorazione autonoma, d’autore, nella ricerca della forma, e la scelta del materiale di produzione che determina il grado artistico con i contenuti ispirati al materiale stesso. La pietra che da entità naturale particolare si pone in relazione con l’uomo dai suoi inizi occupa un posto a sé “in questa storia” .La lavorazione della pietra rappresenta per certi versi uno scontro alimentato da un particolare rapporto ambivalente. Voler superare la materia che la coscienza  umana ossia il suo lato subconscio sente come una creazione solida e stabile, legata all’esistenziale, è una lotta specifica che toglie alla massa lapidea la sua libertà selvaggia, la sua rozzezza rurale, coltivandola e trasformandola nel particolare oggetto menzionato – l ’artefatto. In questa battaglia si fondono spontanei la volontà e la realtà, l’amore e l’odio…

Sul piano motivico le opere esposte che si differenziano a seconda del materiale di cui si compone la massa lapidea, l’autore ha infatti usato differenti pietre calcaree, si conformano al movimento delle onde. Il segmento contenutistico è alquanto evidente perché l’autore mostra un interesse diretto per le forme legate all’acqua, al mare, alla riviera. Tutte tematiche che aprono il campo infinito dell’osservazione umana, della coscienza di essere, della scoperta della sua esistenza in natura. In questa ottica, nella propria mobilità che si  intuisce, le sculture vanno a toccare la problematica della temporalità che sfocia nell’ aperto infinito dell’ eternità perché, come detto, nella presente scultura in pietra la selezione dei contenuti è generata del materiale stesso. Senz’altro la consapevolezza del materiale nelle opere in questione rappresenta un ampio riparo della fede dell’ autore nella concretezza dell’ espressione, ossia, in questa consapevolezza viene a galla sin dall’inizio,ancora nella fase elementare, la positività incondizionata di quanto realizzato e creato. Nel profondo della pietra è catturato il tempo che fa da guida all’autore mentre nella battaglia spietata dello spaccare, dello scolpire e del levigare provvede a finirle un manto estetico. L’arte di levare rappresenta una sfida collaudata nei secoli che unisce lo scultore al materiale che ha scelto.

L’opera di Sodnikar va in primo luogo verso lo scontro frontale con la massa rocciosa che però assume man mano una determinata forma. La forma è il mezzo espressivo dello scultore che a livello di associazioni riflette il contenuto allo spettatore. Nella sua omogeneità la mostra presenta due diversi tipi di sculture che sul piano della forma si ispirano alle onde ossia all’avvitatura della madreperla. Ad ogni modo l’imitazione mimetica dei gusci di conchiglie e di grandi dimensioni colloca le opere di Sodnikar nell’ordine di un’eccellente padronanza delle condizioni materiali dove la componente estetica spicca come elemento espressivo. E’invece più convincente nell’eccedenza dei segreti dell’arte nelle sculture definite delle forme del movimento ondoso. L’ondulazione che mantiene la distanza del reale è forse più adatta nella trasmissione di una suggestione più complessa dell’oggetto d’arte. La poetica personale che svolge il filo dell’espressività di Sodnikar, si muove nell’ambito dell’attaccamento all’ambiente naturale, però nel senso artistico i contenuti delle opere esposte sono più ampi. Nel processo di genesi dell’opera d’arte la sua apparenza è legata all’“espressione interiore” dell’autore che si manifesta primariamente nell’habitat ossia nell’ambiente in cui l’autore esiste senza, però, limitare la portata. E’rilevante ricordare che il postulato chiave dell’arte figurativa risiede nel rapporto tra forma e contenuto. La specifità del “contenuto della forma” è quella che rappresenta poi l’immediato livello qualitativo dell’arte figurativa. Essa serve a stabilire e categorizzare il volume di espressività di una determinata opera d’arte, cioè il “contenuto artistico”. Il mondo di esecuzione, la forma dell’opera d’arte, determina e stabilisce  invece il livello del suo contenuto. Nelle sculture di motivi stabiliti Sodnikar suggerisce primariamente un determinato contenuto senza autolimitarsi sul piano narrativo perché del punto di vista del superamento dell’immediato le sue opere riflettono una vasta raccolta di tendenze scultoree del modernismo. Il processo di stilizzazione, con i valori minimi di riflessione dell’oggettivo nella massa lapidea, è di un’eloquenza incontrollata.

Conoscendo le sedi del lavoro scultoreo di Sodnikar la sua attività creatività potrebbe essere confrontata a una certa tradizione figurativa e in alcune sue opere potrebbero venir forse intraviste tracce dell’eredità di Lenassi, forse del giapponese Nagase. I lineamenti avvertiti sono sicuramente una guida sulla via verso un’espressione artistica d’autore più originale e che resta alquanta aperta nel caso dello scultore in questione. La parte più importante del suo attaccamento alla tradizione è invece sicuramente il suo voler sviluppare un’abilità e una sensazione particolari nel contatto con la pietra. Diremo partendo che le opere esposte di Sodnikar rappresentano un fenomeno artistico più che benvenuto perché fanno ben sperare nella continuazione del modo classico e rodato di trattare il nobile materiale solido. I risultati che vediamo sono incoraggianti.

Dejan Mehmedovič
critico d'arte

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